Comporre è un'esperienza lontana dal terreno della speculazione teorica.
Io compongo e non mi passano davanti le lezioni dei miei grandi maestri, della musica che mi ha preceduto; se vogliamo, nemmeno le facce o i commenti dei posteri, hanno una qualche minima importanza.
Sprazzi di vita vissuta, gli anni di studio, momenti di vera disperazione e di grande esaltazione, le esperienze artistiche - quelle più gratificanti e quelle a cui non avresti mai desiderato prendere parte - sono puro inchiostro per carta. Non occorre "voler essere" - manieristi, puristi, avanguardisti, jazzisti, classicisti - e nemmeno dimostrare di essere.
Compositore e interprete: dei due nessuno è "il migliore", hanno semplicemente due caratteri diversi.
Io compongo con lo stesso incontrollabile impulso di chi è interessato all'ascolto come conoscenza, ovvero, di chi non spende la propria vita facendo parole crociate di luoghi comuni!